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Visita alla Casa Circondariale di Lecce

Delegazione di FI composta dall’On. Mauro D’Attis, il Sen. Antonio Trevisi, l’On. Andrea Caroppo, il Cons. reg. Paride Mazzotta, ha fatto visita alla Casa Circondariale di Lecce,

Il 20 Agosto 2024, alle ore 12, una delegazione di FI composta dall’On. Mauro D’Attis, il Sen. Antonio Trevisi, l’On. Andrea Caroppo, il Cons. reg. Paride Mazzotta, ha fatto visita alla Casa Circondariale di Lecce, alla presenza della Direttrice del Carcere Maria Teresa Susca, del primo dirigente della Polizia penitenziaria Luigi Pellè e della Garante dei diritti delle persone private della libertà personale della città di Lecce Maria Mancarella.

I temi affrontati sono quelli che in questi ultimi mesi infiammano il dibattito sulla drammatica situazione in cui versano molti degli istituti penitenziari italiani, a partire dal problema del sovraffollamento che nella nostra regione e in particolare a Lecce è piuttosto grave.

La casa circondariale Borgo San Nicola presenta, secondo i dati del Ministero, un tasso di sovraffollamento del 140%, con una presenza al 31 luglio di 1.183 detenuti su una capienza regolamentare di 798. La situazione è in realtà è resa più difficile dalla necessità di dover chiudere, a turno, alcune sezioni per consentire i lavori di manutenzione sia ordinaria che straordinaria, indispensabili e continui in un carcere che ormai da tempo mostra i segni del tempo. Al momento sono chiuse due sezioni che accoglievano circa 100 unità. Questo comporta che molte celle siano occupate da tre detenuti, sistemati in letti a castello, con il terzo letto a poche decine di cm dal tetto. La presenza di molte sezioni a regime chiuso, una carenza, al di là degli sforzi della direzione, di offerta lavorativa e di attività trattamentali, in particolare nei lunghi e caldi mesi estivi, abbassano notevolmente la qualità della vita non solo dei detenuti ma di tutti coloro che nel carcere lavorano, in condizioni spesso di grave difficoltà.

Un tema messo in evidenza dal Comandante Pellè e dalla Direttrice è quello del sottodimensionamento della polizia penitenziaria, in particolare nei ruoli di agente assistente, figura cardine nel sistema di controllo e sicurezza di un carcere. Sono le persone più a stretto contatto con i detenuti, spesso chiamate al controllo e all’assistenza di più di una sezione, a volte collocate su piani diversi, spesso costrette a svolgere funzioni di sostegno e di accompagnamento che vanno al di là delle loro specifiche funzioni e che rischiano e scontano, frequentemente, condizioni di burnout più o meno gravi.

La Garante ha messo in evidenza la necessità di aumentare le figure professionali preposte al sostegno del detenuto: psicologi, funzionari giuridico-pedagogici, assistenti sociali, mediatori culturali, criminologi, il cui numero in pianta organica è assolutamente inadeguato ad affrontare le tante, tantissime difficoltà, individuali e sociali, che i detenuti e le detenute portano con sé in carcere e quelle che la vita carceraria genera e acuisce. Il numero di suicidi (ad oggi 67), il più alto degli ultimi decenni, ne è una drammatica dimostrazione.

È stato evidenziato poi il grave e ormai cronico tema del diritto alla salute, spesso particolarmente disatteso, della presenza in carcere di molte persone le cui condizioni di salute sono poco compatibili con il regime carcerario, delle gravi carenze nella presenza di medici, in particolare nell’area della salute mentale. La situazione è resa ancora più drammatica dalla presenza in carcere di molti detenuti e detenute che, non trovando posto nella ATSM, Articolazione Tutela Salute Mentale, (che ha visto ridotto negli ultimi anni il numero dei posti letto da 20, al momento della sua costituzione, agli attuali 7, a causa di riduzione drastica delle presenze di medici specialistici), vengono inseriti, a volte anche per lunghi periodi, nelle sezioni ordinarie, con tutte le conseguenze che questo produce sulla vita di tutti, detenuti e detenenti, e sulla gestione delle emergenze.

Tutti i presenti all’incontro hanno evidenziato la necessità di azioni che invertano la direzione e affrontino con risolutezza i gravi problemi emersi. La Garante, vista la gravità della situazione, ha rimarcato la necessità di intervenire con azioni di immediata efficacia, così come chiesto ripetutamente dalla Conferenza dei garanti territoriali, anche come segno di comprensione, sostegno e vicinanza a tutta la popolazione carceraria.

La delegazione ha poi effettuato la visita di alcune sezioni del Circondariale maschile.

“Bisogna aver visto” diceva Calamandrei delle carceri italiane, riferendosi all’umanità dolente di quei luoghi e chiedendo l’avvio di un’inchiesta all’interno delle carceri, con l’obiettivo di avviare un processo di riforma. È quello che chiunque si appresti a legiferare sul carcere e sulla vita detentiva deve fare prima di qualunque altra cosa.

Come Garante non posso che essere soddisfatta ogni volta che questo si verifica.        Maria Mancarella

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