Trianon Viviani, Vinicio Capossela in “Concerto di pucundria e altre assenze”
Sabato 16 marzo, alle 21, con ospiti Irene Scarpato, Irene Sciacovelli, M’Barka ben Taleb e lo special guest Enzo Gragnaniello
Ed è un nuovo “tutto esaurito”, dopo Noa, per la rassegna “Il mondo fa tappa a Napoli”
“Tutto esaurito” al Trianon Viviani, sabato 16 marzo, alle 21, per il debutto di Vinicio Capossela nel teatro della Canzone napoletana.
Il suo “Concerto di pucundria e altre assenze” è il secondo dei sette appuntamenti della rassegna “Il mondo fa tappa a Napoli” – recentemente aperta da Noa con un altro “sold out” – , nella quale artisti di caratura internazionale interpretano e si confrontano con la tradizione e la contemporaneità melodica partenopea.
Per questa speciale serata al Trianon Viviani, il cantautore, polistrumentista e scrittore di origini irpine ospiterà Irene Scarpato, Irene Sciacovelli, M’Barka ben Taleb e lo special guest Enzo Gragnaniello.
Capossela, che è tra gli artisti che hanno ricevuto il maggior numero di riconoscimenti da parte del club Tenco, ama mescolare da sempre diverse forme espressive e sorprendere il pubblico. In questo concerto riflette musicalmente sul concetto della melancolia d’amore e del sentimento dell’assenza.
«La “pucundria” – spiega l’artista – è un sentimento vasto e oscuro. Questo stato d’animo, al quale la lingua napoletana ha saputo dare un nome, potrebbe trarre origine dal greco ypochondrios, letteralmente “sotto il costato”. Non è l’ipocondria, la preoccupazione per la propria salute, ma qualcosa che, investendo una sfera psichica ed emotiva, evoca quel malessere che si avverte appunto all’altezza del costato e si diffonde poi nell’animo influenzando l’umore».
«Per la medicina galenica, l’umore era una secrezione all’interno del corpo – prosegue Capossela –. La materia del melancolico proveniva dal fegato ed era la bile nera, che dava un tipo di disposizione cupa, un particolare tipo di depressione. La parola malinconia viene da “bile nera”, dalle parole greche melas (nero) e cholè (bile). I medici arabi ripresero la scuola di Galeno e tradussero bile nera con la parola sawda, da cui la ottomana sevdah, che significava «amore», usata in Turchia, Bosnia e Grecia, nonché saudade, che è quella forma di melancolia del genere fado».
Per il cantautore «la melancolia d’amore è tema centrale di molte musiche che hanno a che fare con il sentimento dell’assenza, ma non è la sola: la nostalgia, il dolore del nostos, del ritorno che ripassa dal cuore, è un altro tema ricorrente nelle musiche della bile nera; ed è un’intossicazione, uno struggimento che si può provare anche per una strada, un profumo, un quartiere, e persino per una vita che non si è vissuta, che è, allo stesso tempo, veleno e medicina, così come le musiche che la praticano. Il demone della melancolia ha diversi nomi nelle musiche di assenza in cui si annida: dalkas nel rebetiko, duende nel flamenco e blues nella musica afroamericana».
«Una città sospesa sul mare e fondata da una sirena, come Napoli, conosce bene tutti questi sentimenti – conclude l’artista –; e a questo sentimento, che è anche un modo di esistere, dedico il mio concerto al Trianon Viviani, uno dei templi storici della città: un concerto per strumenti a corde per fare impigliare nelle reti la melas cholè, la bile nera, fino a farla spurgare, come nero di seppia, per scrivere musica col suo inchiostro».
Accompagnano Capossela Peppe Frana (oud), Raffaele Tiseo (violino), Giancarlo Bianchetti (chitarre), Massimiliano Pitocco (bandoneon) e Raffaele Vitiello (chitarra portoghese).
Il Trianon Viviani si avvale del sostegno del ministero della Cultura, la Regione Campania (fondi ordinari e Poc 2014-2020) e la Città metropolitana di Napoli, con il patrocinio di Rai Campania.