La lunghissima lista di opere dedicate alla cucina si arricchisce di un “unicum”: un ricettario, nato da un progetto di inclusione, dove i cuochi e le cuoche raccontano le loro storie di immigrazione e dove docenti, giornaliste, scrittrici, ricercatrici e editori descrivono l’esperienza straordinaria vissuta con Ana Estrela, presidente dell’associazione culturale Origens e anima del bistrot Ethnic Cook aperto a Bari qualche anno fa.
Il lettore sfoglia Ethnic Cook e nel contempo si siede con l’immaginazione a bere un thè con Sabia Faisal che lo invita a friggere le Katless, le frittelle pakistane di patate mescolate a uova, curry, cipolle e carote grattugiate, poi gira pagina e si fa convincere da Fatima Maqoud a preparare una Taijine marocchina di carne, prugne e mandorle, con la raccomandazione di tenere il fuoco molto basso e, dopo alcune belle foto di Michele Carnimeo, legge la ricetta del Fried Rice, il riso fritto. Glielo consiglia Motunrayo Ayodele, la timida ragazza nigeriana che si è presa cura, insieme ad Ana Estrela, della prima mensa etnica della Puglia.
Ana Estrela nasce a Salvador di Bahia (Brasile) dove diventa ballerina e assistente di coreografia della Companhia Brasiliana di Dancas Populares.
Nel 2008 fonda l’associazione Culturale Origens che aggrega persone di diverse nazionalità, promuove eventi artistici culturali e progetti sociali nel territorio italiano e in quello brasiliano.
Nel 2013 realizza, sotto il nome di Ethnic Cook, un progetto di interazione tra i soggetti migranti e gli autoctoni attraverso la gastronomia. Ha dato vita a quattro festival di street food con Eataly Bari, alla prima mensa etnica del Sud Italia e al primo bistrot sociale multietnico. Il progetto, entrato a far parte della piattaforma Food for inclusion e UNHCR, è stato scelto dall’Università degli studi di Bari e Fondazione ISMU come una delle tre migliori pratiche al Sud che valorizzano le competenze dei migranti.