Il denaro, ritenuto provente dei reati di traffico e spaccio di sostanze stupefacenti, è riconducibile agli indagati nell’operazione dello scorso 20 novembre, che portò all’esecuzione di 35 misure cautelari, delle quali dieci in carcere, nei confronti di presunti appartenenti a clan mafiosi In quell’occasione furono identificate due associazioni, radicate nei Comuni di Lecce e nel basso Salento, dedite al traffico e al commercio in forma strutturata e organizzata di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti di diversa tipologia.
Secondo gli inquirenti, il sodalizio criminale aveva sviluppato non solo un’egemonia territoriale nel traffico degli stupefacenti ma anche un progressivo dominio sotto il profilo economico-finanziario attraverso l’acquisizione nel tempo di una serie di locali pubblici (pub e ristoranti) e alcuni esercizi commerciali nel territorio salentino, con la connivenza e la collaborazione di un noto ex commercialista salentino, attualmente in carcere. Fra gli indagati, destinatari delle misure cautelati, ci sono anche alcuni esponenti della criminalità organizzata locale, già condannati per aver fatto parte dei clan Pepe-Briganti, gruppo Penza della sacra corona unita. I reati contestati sono Lo scorso 21 dicembre il tribunale del Riesame di Lecce ha confermato le misure custodiali, riconoscendo la sussistenza del reato associativo di stampo mafioso. Nell’operazione di oggi sono stati sequestrati beni riconducibili agli indagati, ritenuti di valore sproporzionato al reddito dichiarato.
Fonte ANSA