La scheda è l’approdo di una proposta sviluppata da Confartigianato Puglia con la collaborazione del team del professor Antonio Licciulli del Dipartimento di Ingegneria dell’Innovazione di UniSalento nell’ambito del tavolo regionale su circolarità e ambiente.
Grazie all’adozione della scheda le imprese del settore potranno quindi riqualificare come sottoprodotti gli scarti di produzione che normalmente venivano gestiti come rifiuti. I cocci, ovvero i residui delle produzioni ceramiche, saranno così reimpiegati nella produzione di cocciopesto e “chamotte”.
«Il cocciopesto – commenta il professor Licciulli – può essere valorizzato nella bioedilizia per la produzione di leganti idraulici, malte di allettamento, intonaci traspiranti. Già gli antichi romani, nelle regioni adriatiche dove non si disponeva della pozzolana, usavano produrre malte idrauliche mescolando il cocciopesto con malta di calce. Le opere architettoniche e idrauliche dei romani sono ancora oggi in piedi e funzionanti. Lo stesso non si può dire per molti manufatti moderni in cemento armato. Solo l’ignoranza porta a considerare rifiuto un materiale. Grazie alla ricerca, alla conoscenza e all’innovazione tecnologica è possibile arrivare ad ambiziosi risultati ovvero ad annullare o minimizzare la produzione dei rifiuti. L’Università del Salento è particolarmente sensibile al tema della sostenibilità e alla filosofia del rifiuto zero ed pronta a sostenere imprese e consorzi a perseguire la conversione da rifiuto a sottoprodotto».