Meloni

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La mia vita allo scanner, non sono ricattabile

La premier in una intervista al Tg5 parla anche dell’inchiesta di Bari e i 34 politici spiati: ‘Io una spiegazione sui dossieraggi me la sono data’. Poi sulla manovra: ‘Più tasse è una fake news noi le abbassiamo’

Io sono la persona più dossierata d’Italia.

Nel dramma c’è la buona notizia: la mia vita è stata proprio passata allo scanner e non si è trovato niente. E forse questa è anche la ragione per la quale io sono così dossierata”. La premier Giorgia Meloni interviene sull’inchiesta di Bari sugli accessi abusivi dell’ex dipendente di Intesa Sanpaolo, Vincenzo Coviello.

Sarebbero 34 i politici i cui conti correnti sarebbero stati spiati dall’uomo, che dalla sua sede di Bisceglie ha fatto oltre 6.600 accessi abusivi, visionando i movimenti bancari di 3.572 clienti di 679 filiali dell’istituto. Sul dossieraggio, ha detto Meloni al Tg5 – “io mi sono data una spiegazione, poi chiaramente poi spero che una spiegazione ce la dia la magistratura ad un certo punto. In questa Nazione – ha osservato – ci sono probabilmente gruppi di pressione che non accettano di avere al governo qualcuno che pressioni non se ne fa fare, che non si può ricattare. E allora, magari tentano di toglierselo di torno con altri strumenti. Temo che non riusciranno”.

La premier ha fatto quindi un parallelo: “ladri che entrano dentro casa, rubano i gioielli e li vendono al ricettatore. Io penso che stia accadendo la stessa cosa con il mercato delle informazioni. Penso che ci siano dei funzionari, dei dipendenti pubblici e privati, che prendono illegalmente delle informazioni e le vendono sul mercato. A chi ? Questa è la risposta che stiamo aspettando”. Di tutta la massicia mole di intrusioni, fatta in poco più di due anni tra il febbraio 2022 e l’aprile 2024, secondo fonti accreditate sarebbero quindi poche decine quelle riguardanti esponenti politici, altre 43 avrebbero riguardato personalità note del mondo dello sport, dello spettacolo e altro, mentre 70 riguarderebbero figure interne alla banca, per lo più posizioni apicali e manager. I restanti accessi riguarderebbero persone fisiche e giuridiche che in qualche modo avevano incrociato la sfera personale, locale e professionale dell’ex dipendente. E nessun file sarebbe stato scaricato. Un’attività a tappeto, dunque, che avrebbe riguardato anche i movimenti delle carte di credito, che in sede disciplinare l’uomo ha detto di avere fatto da solo e per curiosità personale, e che ingenera nel ministro dell’interno, Matteo Piantedosi, “il forte sospetto” che “in un’azione sistematica di spionaggio e dossieraggio di grandi personaggi politici, in gran parte appartenenti ad una parte politica”, ci sia la “volontà di creare un’alterazione del percorso democratico”. Parole ancora più forti arrivano invece dal responsabile organizzativo di FdI Giovanni Donzelli. Siamo di fronte, dice, ad “un vero e proprio attentato alla democrazia. C’è qualcuno che non accetta di aver perso le elezioni e cerca in tutti i modi di provare a condizionare e ribaltare il risultato elettorale”. Quali che siano stati il movente e gli obiettivi del bancario infedele, indagato per accesso abusivo ai sistemi informatici e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato, l’estrema facilità con cui ha avuto accesso ai conti suscita molti interrogativi sui sistemi di sicurezza interni alla banca. Tanto che ieri la Banca d’Italia ha chiesto a Intesa “di fornire chiarimenti sull’accaduto e sulle iniziative che intende intraprendere al riguardo”.

E oggi l’istituto ha deciso che nominerà a breve un generale dei carabinieri in pensione, Antonio De Vita, nel ruolo di chief security officer del gruppo, nuova area a riporto del consigliere delegato con la responsabilità per la cyber security e la sicurezza. De Vita era già stato assunto dal primo settembre scorso (cioè poche settimane dopo il licenziamento di Coviello avvenuto ad agosto) come senior advisor sui temi della sicurezza e cyber nello staff del consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, Carlo Messina. Sono i nomi dei politici spiati, tra cui la premier Meloni, ministri, parlamentari ed ex premier di ogni schieramento a suscitare inquietudini e interrogativi e a continuare a sollevare le reazioni del mondo politico. Una delle vittime delle intrusioni, il ministro della Difesa, Giudo Crosetto, sollecita tutti “a condannare e scandalizzarci”. “Spiare i conti correnti, le carte di credito, i movimenti bancari – dice – significa sapere tutto di una persona e della sua famiglia. Tutto ciò che fa, tutte le sue abitudini. Significa sapere in che ristorante o pizzeria potrei trovarlo oppure dove andrà in vacanza. Significa conoscere la scuola dei figli, dove la moglie fa la piega, dove la famiglia fa la spesa. Significa conoscere la sfera intima e privata di ognuno. Gravissimo per chiunque”. “Anche, consentitemelo – aggiunge – quando si parla di Giorgia Meloni e Guido Crosetto, al di là del fatto che siano Premier o il Ministro della Difesa, pro tempore”. D’accordo, anche su fronti diversi il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, che sottolinea: “Il mio conto corrente è già stato pubblicato a puntate dal Fatto Quotidiano con una violazione di legge incredibile e con il silenzio di larghissima parte dei media: allora nessuno disse nulla, la Meloni che insieme ad altre 6mila persone è stata spiata dal bancario di Bitonto grida allo scandalo. Io sono d’accordo, ma trovo ipocrita che lei protesti quando questa roba riguarda lei, e stia zitta quando riguarda altri”.