Lecce: Minacce al giudice Mariano, alla pm Ruggiero e anche al direttore Magistà di Telenorba, arrestato il mandante
Si è davanti ad una catena di gravi episodi di minacce ed azioni finalizzate a condizionare l’attività dei magistrati impegnati in indagini sul crimine organizzato salentino
Nella mattinata odierna, su disposizione della DDA di Potenza, la Polizia di Stato – Squadra Mobile di Lecce e Sezione Investigativa del Servizio Centrale Operativo di Lecce – ha eseguito un ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Potenza su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Potenza, nella quale vengono riconosciuti gravi indizi di colpevolezza a carico di CAPRINO Pancrazio, indagato per i reati di violenza e minaccia ai danni di Carmen Ruggiero, S. Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Lecce e di Maria Francesca Mariano, Gip presso il medesimo Tribunale. Condotte, tutte, ritenute finalizzate ad intimidire e condizionare l’operato dei predetti Magistrati, fatti aggravati dall’uso del metodo mafioso.
Le minacce sarebbero state anche rivolte al giornalista Enzo Magistà, direttore di Telenorba, il 21 novembre scorso con una lettera, “al fine condizionare la sua attività professionale e di dissuaderlo dal dare ulteriore pubblicità ai fatti a suo carico fra cui la vicenda dello stupro della compagna del presunto mafioso”. Queste le minacce al giornalista: “Sei sul tiro. Il vaso è colmo per inteso, fai cadere un ‘altra goccia e ti ammazzo. Oppure ammazzo chi ti è caro, o ancora un tuo collega del tuo T.G.”, o ancora “Ti spappolo il cervello”, “La vostra vita non mi costa niente”, “Per ora la priorità ce l’hanno i Magistrati, non posso avere tutto e subito, nella vita. Per ora campa e rifletti, prega Dio che la mia sete di vendetta si plachi con la sorte della Mariano e Procuratore Carmen Ruggiero, di solito sono uno che non si accontenta mai degli obiettivi che raggiunge”. Secondo quanto ricostruito dalla Dda, Carrino
Il provvedimento scaturisce da un’indagine coordinata da questo Ufficio e sviluppata dalla Polizia di Stato, da cui sono emersi gravi indizi di colpevolezza a carico di CAPRINO, ritenuti dalla AG leccese, anche in persona dei predetti Magistrati, gravemente indiziato di appartenere all’associazione mafiosa comunemente denominata “Sacra Corona Unita” e, segnatamente, del clan “Lamendola — Cantanna”, facente parte della c.d. frangia mesagnese del sodalizio.
Le attività investigative sono state avviate in seguito al grave episodio verificatosi a Lecce nella notte del 2 febbraio 2024 allorquando ignoti criminali, giungendo fin dietro la porta di uno dei due suddetti Magistrati, a scopo intimidatorio, avevano lì posizionato la testa decapitata di un capretto, in cui era stato conficcato un coltello.
La specifica vicenda appena evidenziata, secondo la ricostruzione accusatoria, si colloca nel contesto di una catena di gravi episodi di minacce ed azioni finalizzate a condizionare l’attività dei magistrati impegnati in indagini sul crimine organizzato salentino.
Le modalità delle condotte poste in essere contro le vittime, caratterizzate da forza intimidatrice tipicamente mafiosa, sono state considerate dal Giudice fondamento dell’aggravante del metodo mafioso contestata all’odiemo indagato, che, al termine delle formalità di rito, è stato sottoposto alla relativa misura custodiale presso la competente Casa circondariale.
Attualmente l’indagato, nei confronti del quale vale la presunzione di non colpevolezza, è detenuto a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, precisandosi che gh accertamenti investigativi sono stati sviluppati nella fase delle indagini preliminari, in attesa di essere sottoposti al vaglio giurisdizionale durante il processo, nel contraddittorio con la difesa.