“Le quattro stagioni iraniane” incontro con lo scrittore e regista Ghazi Rabihavi
Astragali Teatro, Distilleria De Giorgi, Mercoledì 12 giugno 2024 – ore 19 San Cesario di Lecce – Distilleria De Giorgi
Interverranno: Ghazi Rabihavi, Benedetta Pati, Fabio Tolledi, Luciano Pagano
Letture: Roberta Quarta, Simonetta Rotundo, Matteo Mele
Al termine verrà proiettato il cortometraggio “Fairy lights” di Kaveh Golestan e Ghazi Rabihavi
Mercoledì 12 giugno 2024 alle ore 19.00 a San Cesario di Lecce, presso Distilleria De Giorgi, si terrà un incontro con lo scrittore e regista iraniano Ghazi Rabihavi, del quale verrà presentato il volume “Le quattro stagioni iraniane” (Musicaos Editore, a cura di Benedetta Pati). L’incontro è promosso da Astragali Teatro in collaborazione con Musicaos Editore e Associazione «In Albera» che si occupa di promozione sociale e riforestazione del Salento. Prenderanno parte l’autore, Ghazi Rabihavi, Benedetta Pati (curatrice del volume), Fabio Tolledi (direttore artistico di Astràgali Teatro, Presidente del Centro Italiano dell’International Theatre Institute – ITI UNESCO e Vice Presidente per l’Europa del network Mondiale dell’ITI,), Luciano Pagano (editore), letture di Roberta Quarta, Simonetta Rotundo, Matteo Mele.
L’incontro inizierà con un videomessaggio a cura di Vali Mahlouji, che ricorderà il reporter fotografico Kaveh Golestan (1950-2003), autore del reportage, nella metà degli anni Settanta in Iran, da cui è tratta la fotografia che compare nella copertina del volume di Ghazi Rabihavi, e che oggi fa parte della mostra “Archaeology of the final decade. Recreating the Citadel”, che racconta i luoghi, i volti, gli ambienti della cosiddetta “Cittadella di Shahr-e No”, ex quartiere a luci rosse della città di Teheran.
Dopo la presentazione verrà proiettato il cortometraggio “Fairy lights”, filmato da Kaveh Golestan e realizzato con Ghazi Rabihavi, tratto da uno dei racconti presenti ne “Le quattro stagioni iraniane” e incentrato sulla condizione femminile quando, in paesi come l’Iran, l’oligarchia religiosa prese il potere.
Kaveh Golestan (8 luglio 1950 – 2 aprile 2003) è stato un fotoreporter e artista iraniano. Nel 1988 scattò le prime fotografie delle conseguenze dell’attacco chimico di Halabja durante la guerra Iran-Iraq. Lavorando come fotografo freelance, scattò le prime fotografie delle conseguenze dell’attacco chimico di Halabja durante la guerra Iran-Iraq. Fu premiato con la medaglia d’oro Robert Capa per il suo lavoro sulla rivoluzione del 1979 per Time. Il 2 aprile 2003, Golestān fu ucciso all’età di 53 anni a causa dell’esplosione di una mina mentre lavorava per la BBC a Kifri, in Iraq. È sepolto in un cimitero nell’est di Teheran.
GHAZI RABIHAVI. Scrittore, drammaturgo e regista iraniano, Ghazi Rabihavi nasce ad Abadan (Iran) nel 1956. Durante la Rivoluzione di Khomeini si trasferisce a Teheran dove lavora come giornalista e dove collabora con Manoocher Deghati e Kaveh Golestan. Nel 1980 pubblica il romanzo Diario di un soldato, motivo per cui viene arrestato e condannato a morte. Gli otto mesi trascorsi in carcere gli costeranno l’interdizione dall’Associazione degli Scrittori Iraniani e gli consentiranno di pubblicare solo collettivamente il romanzo successivo Hoffreh. Si dedica, quindi, alla drammaturgia e al cinema lavorando, tra gli altri, con il cineasta Ebrahim Golestan. Nel 1994 viene interdetto dalla pubblicazione di qualsivoglia opera e va in esilio a Londra, dove attualmente vive e lavora. Tra le numerose produzioni teatrali ricordiamo Look Europe!, messo in scena a Londra, New York ed Amsterdam e prodotto da Harold Pinter che vi prende parte. Nel 2009, Rabihavi si oppone alla proposta di istituire in Gran Bretagna le Shari’a Courts (un tentativo di far penetrare la legge islamica nei tribunali britannici per le questioni inerenti il diritto di famiglia) e mette in scena The Masculine Law, opera composta da venti brevi episodi che descrivono gli effetti di tale legislazione sui diritti delle donne. Il suo ultimo romanzo The Boys of Love, riguardante la tematica dell’omosessualità, è stato tradotto e pubblicato in Francia, in Germania e in Egitto, ma è ancora censurato in Iran.
Il contesto in cui sono ambientati questi racconti è quello successivo alla rivoluzione iraniana degli anni ottanta, iniziata nel 1979 con la caduta del regime dello Shah Mohammad Reza Pahlavi e l’ascesa dell’Ayatollah Khomeini. La popolazione iraniana, guidata in quell’occasione da vari gruppi politici e sociali, ha protestato contro la monarchia autoritaria, instaurando una Repubblica Islamica basata sui principi religiosi sciiti. La nuova leadership consolidò il potere attraverso la creazione di un sistema politico islamico, portando a significative trasformazioni sociali ed economiche. La rivoluzione portò a tensioni internazionali, compresa la crisi degli ostaggi americani, influenzando l’equilibrio geopolitico nella regione, con conseguenze che tuttora si riverberano sulla situazione politica internazionale.
La guerra, l’emarginazione, la violenza, l’odio, la censura, sono temi che rendono purtroppo sempre tristemente attuali questi racconti, in pagine che tuttavia sono percorse da un grande anelito di speranza, poesia, amore, stupore, coraggio, da personaggi che non smarriscono la propria umanità e la capacità di provare sentimenti, nel mezzo di una rivoluzione, vivendo come fuggiaschi o reclusi nel proprio paese, sorvegliati, guardati a vista, pedinati, passibili di martirio o esecuzione capitale. Queste storie sembrano intrecciarsi, con tratti comuni che ritornano, nel desiderio di vivere la propria esistenza liberamente, in particolare per quanto concerne la condizione delle protagoniste femminili in rapporto ai mutamenti occorsi in Iran.
La vita e la morte qui si incrociano, spesso il corpo dei morti e quello dei vivi si equivale, come quello del martire che giace insepolto, tra il fango e il suo stesso sangue, o quello dell’anziano che vuole farsi seppellire in un cimitero proibito, vicino alla moglie, mettendo a repentaglio la vita dei suoi figli che vogliono rispettare quest’ultima volontà. Insieme al realismo più crudo nei confronti di fatti che non avrebbero avuto una loro narrazione altrimenti, si mescola uno sguardo ironico e consapevole sulla censura e sulla libertà di espressione.