È stata presentata questa mattina, di fronte ad un pubblico composto dai detenuti della casa circondariale di Lecce, da rappresentanti istituzionali e operatori sociali la relazione di fine mandato della professoressa Maria Mancarella, Garante delle persone private della libertà personale dall’aprile 2018. La relazione della Garante ripercorre le attività svolte nei cinque anni di mandato, volte a rendere più forte e reciproco il rapporto tra i cittadini che vivono temporaneamente tra le mura del penitenziario e la città.
Il lavoro della Garante, che si è svolto in piena e sostanziale collaborazione e integrazione con l’amministrazione comunale, la direzione del carcere e le associazioni che si occupano della tutela dei diritti dei detenuti, si è sviluppato su quattro fronti: il rafforzamento dei rapporti istituzionali, le attività di sensibilizzazione svolte in città, la collaborazione con l’Università del Salento e le attività nel e per il carcere.
Dalle raccolte di beni di prima necessità per i detenuti in condizione di povertà, alla collaborazione con Unisalento per l’avvio del Polo Universitario Penitenziario, dagli ascolti dei detenuti alle visite in sezione, agli incontri con i familiari, ai cineforum e ai libri in carcere, all’attenzione per l’istruzione, la Garante si è affermata in questi anni come un nuovo punto di riferimento per i detenuti, raggiungendo gli obiettivi che le sono assegnati dal Regolamento che ne ha istituito la figura con delibera di Consiglio comunale nel 2018: promuove l’esercizio dei diritti e delle opportunità di partecipazione alla vita civile e di fruizione dei servizi comunali delle persone private della libertà personale, promuovere iniziative di sensibilizzazione pubblica sul tema dei diritti delle persone private della libertà personale, promuovere iniziative di collaborazione tra le istituzioni per migliorare le opportunità di riabilitazione di chi è recluso.
Nel corso del suo mandato, inoltre, più di 40 studenti universitari sono stati assistiti dalla professoressa Mancarella – già docente di Sociologia della famiglia e politiche sociali presso l’Università del Salento – nello svolgimento del loro periodo di tirocinio universitario, entrando in contatto diretto con la realtà del carcere, avendo l’opportunità di formarsi sul campo.
“La figura della Garante dei detenuti, che è figura indipendente e non sottoposta a controllo gerarchico da parte dell’amministrazione, ha rappresentato in questi anni un preziosissimo e stimolante canale di contatto tra il Comune e la casa circondariale, con la sua popolazione, le sue istituzioni, le realtà dell’associazionismo che a Borgo San Nicola lavorano per favorire la riabilitazione dei detenuti – dichiara il sindaco Carlo Salvemini – la professoressa Mancarella ha svolto con grande puntualità e ammirevole dedizione questo compito, in un contesto non semplice, riuscendo a portare con la sua opera significativi miglioramenti nelle prospettive di riabilitazione di tanti detenuti. La ringrazio per questo, così come ringrazio la direzione della Casa circondariale per la collaborazione”.
“La professoressa Mancarella si è dedicata in questi anni a costruire e rafforzare quel ponte tra il dentro e il fuori, tra la città e il carcere che tanto mancava alla nostra comunità – dichiara l’assessora al Welfare Silvia Miglietta – Questo ponte è fatto di diritti, di servizi, di ascolto e progetti, di iniziative che si sono svolte in carcere e in città. Un lavoro straordinario del quale siamo grati alla professoressa Mancarella, alla direzione della casa circondariale e alle tante associazioni che vi lavorano quotidianamente”.
“Bisogna aver visto!: e in questi cinque anni di lavoro come Garante, complicati, difficili e intensi in cui ho studiato, mi sono confrontata, ho incontrato persone, dentro e fuori dal carcere, in un costante percorso di scambio conoscitivo, di progettazione e realizzazione di attività e iniziative, ho visto il carcere e le persone che lo abitano. – afferma la professoressa Maria Mancarella – Ho visto le celle, ho ascoltato le storie dei detenuti, ho accolto il loro dolore e la loro sofferenza; ho provato a cercare soluzioni, ho monitorato, segnalato le tante disfunzioni, le tante, troppe cose che non vanno, che sono la pena aggiuntiva, ingiustificata, che i detenuti sono condannati a scontare accanto alla perdita della libertà, con la sensazione contrastante e a volte contraddittoria, di essere al tempo stesso importante e inutile, punto di riferimento essenziale ma non sempre efficace almeno quanto io avrei voluto e quanto sarebbe necessario. Al termine del mio mandato vorrei ringraziare tutte le persone che hanno reso possibile in questi anni il mio lavoro di Garante, ognuna per la sua parte. Un grazie particolare vorrei rivolgerlo ai detenuti e alle detenute, a tutte le persone che ho incontrato che mi hanno donato un pezzo della loro vita e della loro sofferenza con rispetto, attenzione e fiducia”.