Giorno del Ricordo

Giorno del Ricordo

Mattarella “Squallide provocazioni non possono ridurre la condanna delle foibe”

Cerimonia al Quirinale: ‘Il ricordo non sia ripresa di divisioni, serve una riconciliazione’. Meloni: ‘Ricordare è un dovere di verità e giustizia nelle zone del confine orientale, dopo l’oppressione fascista, responsabile di una politica duramente segregazionista nei confronti delle popolazioni slave, e la barbara occupazione nazista, si instaurò la dittatura comunista di Tito, inaugurando una spietata stagione di violenza contro gli italiani residenti in quelle zone”.

Lo ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando al Quirinale alla celebrazione del “Giorno del Ricordo”.

Per questo motivo, ha sottolineato Mattarella, “ben presto, sotto minaccia e dopo una seconda ondate di violenze, i nostri concittadini di Istria, Dalmazia, Fiume, furono messi di fronte al drammatico dilemma: assimilarsi, disconoscendo le proprie radici, la lingua, i costumi, la religione, la cultura. Oppure andare via, perdendo beni, casa, lavoro, le terre in cui erano nati. In grande maggioranza scelsero di non rinunciare alla loro italianità e, di fatto, alle libertà, di pensiero, di culto, di parola. In trecentomila – uomini, donne, anziani, bambini – radunate poche cose, presero la triste via dell’esodo“.

La triste vicenda degli esuli, ha proseguito il capo dello Stato, “fu sottovalutata e, talvolta, persino, disconosciuta. L’istituzione del Giorno del Ricordo, votata a larghissima maggioranza dal Parlamento italiano, ha contribuito a riconnettere alla storia italiana quel capitolo tragico e trascurato, a volte persino colpevolmente rimosso. Troppo a lungo “foiba” e “infoibare” furono sinonimi di occultamento della storia“.

Mattarella ha quindi condannato i recenti atti vandalici alla foiba di Basovizza, sostenendo che “nessuna squallida provocazione può ridurne ricordo e dura condanna” perché “di quella stagione, contrassegnata da una lunga teoria di uccisioni, arresti, torture, saccheggi, sparizioni, le foibe restano il simbolo più tetro”.

“La guerra porta sempre con sé conseguenze terribili: lutto, dolore, devastazione – ha aggiunto il presidente della Repubblica – Era stato così durante la Prima Guerra Mondiale, durante la quale furono immolati, in una ostinata e crudele guerra di trincea, milioni di giovani d’entrambe le parti. Ma quella lezione sanguinosa non aveva, purtroppo, indotto a cambiare. Perché ancor più disumani furono gli eventi del secondo conflitto mondiale, dove allo scontro tra eserciti di nazioni che si erano dichiarate nemiche, si sovrappose il virus micidiale delle ideologie totalitarie, della sopraffazione etnica, del nazionalismo aggressivo, del razzismo, che si accanì con crudeltà contro le popolazioni civili, specialmente contro i gruppi che venivano definiti minoranze”.

Mattarella ha quindi ammonito che “la memoria delle vittime deve essere preservata e onorata. Naturalmente – dopo tanti decenni e in condizioni storiche e politiche profondamente mutate – perderebbe il suo valore autentico se fosse asservita alla ripresa di divisioni o di rancori“. E ha invitato a seguire il “forte ammonimento per la pacificazione e la riconciliazione” che viene dalle testimonianze dei testimoni di quella tragedia.

L’intervento del presidente della Repubblica ha concluso la celebrazione del Giorno del ricordo che si è tenuta al Quirinale. All’evento hanno partecipato diversi componenti del governo, fra i quali la presidente del consiglio Giorgia Meloni, il vicepremier Antonio Tajani, che ha tenuto un discorso, i ministri degli Interni Matteo Piantedosi, dello Sport Andrea Abodi e della Cultura Alessandro Giuli, oltre al presidente del Senato Ignazio La Russa e al vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè.