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Una Sanità per tutti.

Anche per i piccoli comuni e frazioni del Salento.

Il nuovo accordo integrativo regionale (AIR) della Regione Puglia per l’assistenza primaria (10 settembre us) esclude tra le zone disagiate e disagiatissime la nostra provincia, includendo invece solo i territori del subappennino Dauno e del Gargano. Perché escludere frazioni e piccoli comuni che spesso non superano i 1000 abitanti del nostro Salento, già individuati come disagiati dal PNRR per le “misure” sulla Coesione Territoriale e all’uopo finanziate (fondo perduto e finanza agevolata) e a chi giova questa ennesima discriminazione …?
Provvedimenti e accordi che non guardano all’armonioso e sinergico integrarsi dei soggetti attuatori i cd LEA (livelli essenziali di assistenza), ma spesso racchiudono egoismi e vantaggi di categoria del tutto svincolati dalle necessità cogenti di salvaguardia dell’Assistenza Pubblica proprio delle aree rurali (territori fragili). Spesso ci si appropria di diritti non disponibili, incidendo sui livelli di qualità della vita delle persone, senza il preventivo parere delle rappresentanze più autentiche dei territori. Si scrivono frasi e si usano termini “criptici”e acronimi (AFT, UCCP) dietro i quali si organizzano forme associative e aggregative di medici, infermieri e collaboratori vari, che devono fare i conti con un’antropizzazione distribuita su 258 comuni, 88 dei quali costituiti da popolazioni rurali al di sotto dei 5000 abitanti, che polverizza la popolazione.
Le aggregazioni mediche (AFT)
funzionano nei grandi agglomerati urbani, in cui un anziano, una madre di famiglia oppure una persona sola e fragile, può prendere un autobus e raggiungere il centro medico. Ma nei nostri piccoli paesi un anziano se non c’è il medico non si cura. Abbandono e trascuratezza che determina l’aggravamento di patologie, la mancanza di prevenzione e quindi il continuo ricorso al 112 e al PS, ai ricoveri impropri e all’aumento esponenziale della spesa sanitaria. Che fine ha fatto la prossimità delle cure, prevista nel DM77 e recepita nelle linee guida regionali con la DG 1868 del 14.12.22?
A quale prossimità possono riferirsi i cittadini della frazione di Collemeto, che hanno visto chiudersi i loro ambulatori territoriali e costretti a migrare a Galatina per trovare un medico. Stessa sorte per quelli di Frigole, Santa Maria di Leuca, Giuliano, Ruggiano, Cocumola, Lucugnano, popolazioni rimaste senza medico, che perdono altri servizi essenziali e afflitte dal grave fenomeno della migrazione sanitaria ed economica. Senza una supervisione da parte dei Distretti Sanitari, di linee guida forti da parte della politica regionale, qui da noi nessuno riuscirà a garantire l’equo accesso alle cure, come diritto fondamentale anche dei cittadini delle frazioni e dei piccoli comuni.
Nell’AIR dei medici, appena sottoscritto in Regione Puglia, non leggo alcun accenno chiaro, di un impegno, sulla necessità di mantenimento degli ambulatori periferici nei paesi medio-piccoli, anche per le zone disperse dove non è prevista una sede principale.
Prossimità significa capillarità del servizio, medico unico collegato con la “telemedicina” per diagnosticare e refertare stati patologici da curare in loco, in piena integrazione con l’infermiere di comunità e il farmacista di comunità.
Nessuno deve restare indietro … .

TONINO MARCHETTI

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