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Premio fiori blu 2024

Il vicepresidente Piemontese al Premio Nazionale Letterario “I fiori blu” 2024

 

 

Per il quinto anno consecutivo gli applausi di una platea di cinquecento persone hanno accolto i protagonisti giunti a Foggia per l’evento di celebrazione del miglior libro, proclamato in seno al Premio Nazionale Letterario “I fiori blu” 2024, condotto da Neri Marcorè, con la presenza della direttrice artistica e presidente Alessandra Benvenuto e della Giuria Tecnica presieduta da Paolo Mieli.

È stato il romanzo di Viola Ardone, “Grande Meraviglia”, edito da Einaudi, a conquistare il cuore della Giuria dei Lettori e delle Lettrici che, da tutta Italia, esprimono sul sito ufficiale le loro preferenze. La scrittrice e docente partenopea ha ricevuto il premio dal vicepresidente della Regione Puglia, Raffaele Piemontese, che ha sottolineato che «la partecipazione specie dei giovani che accompagna, per tutta la primavera e l’estate, la lettura, le presentazioni e la selezione di libri di narrativa e saggistica, è il motivo che da cinque anni spinge la Regione Puglia e il Teatro Pubblico Pugliese a sostenere un Premio, condividendone gli obiettivi di crescita culturale e sociale, attraverso la promozione della lettura».

«Credo che i premi importanti siano quelli gestiti con cura, con amore, con vera partecipazione delle lettrici e dei lettori, piuttosto che quelli più “blasonati” che spesso rispondono a logiche diverse», ha detto Viola Ardone, aggiungendo che «un riconoscimento che viene dal Sud è un valore aggiunto perché viene dalla mia terra. Anche io sono una lettrice onnivora: saggi, poesia, teatro, romanzo, classici, novità, italiani, stranieri. Come diceva Massimo Troisi, è una lotta impari: loro sono tanti e io sono solo una. A parte gli scherzi, il mondo del libro è ampio e variegato e c’è posto veramente per tutti i gusti. Spero che la fortuna di “Grande Meraviglia” sia quella di abbandonare il pregiudizio verso chi ci sembra diverso, distante, difforme da noi e dalla nostra idea del mondo».

 

La serata, che si è svolta nell’Aula Magna della Facoltà di Economia dell’Università di Foggia, all’interno del compendio di via Romolo Caggese di proprietà della Regione Puglia e dove è stato realizzato il Parco urbano e archeologico “Campi Diomedei”, si è avviata con un applauso di ultimo saluto al vigile del fuoco Antonio Ciccorelli, morto salvando alcune persone mentre era impegnato nelle operazioni di soccorso sulla Statale 89 tra Apricena e San Severo.

Arricchita da musica e danza, oltre che dai saluti ai numerosi partner, dalla presentazione del progetto “Booktrailerinblu” realizzato con l’Accademia delle Belle Arti, l’Università e sette scuole superiori foggiane, ha visto svelati i nomi degli autori premiati, scelti nella rosa dei finalisti annunciati nello scorso mese di giugno.

Francesco Chiodelli con il suo “Cemento armato”, edito da Bollati Boringhieri, ha vinto il Premio Speciale, e ha parlato di «un’esperienza entusiasmante, perché mi ha permesso di entrare in contatto con tanti studenti e studentesse e appassionati di letteratura e mi ha fatto conoscere un contesto di grande sensibilità e cultura».

 

Protagonista della serata è stata sul finale la Giuria Tecnica, presente con Sandra Petrignani, Marco Ferrante, Lidia Ravera e il presidente Paolo Mieli che ha intervistato Emanuele Trevi, autore de “La casa del mago”, edito da Ponte alle Grazie, decretato miglior libro del Premio Nazionale Letterario “I fiori blu” 2024.

«Sono molto contento di essere a Foggia, una città legata a bei ricordi di incontri con i Lettori – ha commentato Trevi –. Ogni volta che vinco un premio, mi capita di pensare che, come nello sport, il valore degli altri concorrenti è il primo motivo di soddisfazione. Sono felice di ricevere un premio intitolato ad un libro di Raymond Queneau, stiamo un po’ perdendo la memoria dei grandi autori del Novecento. Anche il nome di un premio è importante. L’industria culturale ci sta un po’ togliendo memoria, il sistema letterario è stato schiacciato sul romanzo, c’è meno varietà di generi, viviamo in un periodo in cui sembra finita la storia letteraria. Più che al numero di copie nell’immediato, auspico per i miei libri soprattutto la possibilità di avere una durata, insomma di essere periodicamente ristampati».

«Leggere “La casa del mago” è un modo per curare se stessi: è un libro fatto perché un lettore capisca delle cose di sé, è un processo per capirsi», è stato l’invito finale al pubblico di Paolo Mieli.

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