Annullato il processo “Ambiente Svenduto”, si dovrà ricominciare da zero
Lo ha deciso la corte d’assise d’appello di Taranto che ha accolto le richieste dei difensori di spostare il procedimento penale nel capoluogo lucano poiché i giudici tarantini sono da considerare come «parti offese» del disastro ambientale
Sentenza di primo grado azzerata: il processo «Ambiente svenduto» sui presunti disastri ambientali e alla salute collettiva provocati dalle emissioni dello stabilimento siderurgico Ilva di Taranto, nel periodo in cui la fabbrica era guidata dalla famiglia Riva, dovrà ricominciare da zero a Potenza.
Lo ha deciso la corte d’assise d’appello di Taranto che ha accolto le richieste dei difensori di spostare il procedimento penale nel capoluogo lucano poiché i giudici tarantini, anche quelli togati e popolari che hanno emesso la sentenza di primo grado, sono da considerare come «parti offese» del disastro ambientale cioè vittime dello stesso reato che sono stati chiamati a giudicare.
Gli avvocati difensori, Giandomenico Caiazza, Pasquale Annichiarico e Luca Perrone nelle prime udienze in corte d’appello avevano evidenziato come molti magistrati vivano negli stessi quartieri in cui risiedono numerose vittime che in primo grado hanno ottenuto il risarcimento.
Nonostante le repliche dell’accusa che, con i pubblici ministeri Raffaele Graziano, Giovanna Cannarile e Remo Epifani ed il procuratore generale Mario Barruffa, avevano ricordato come una recente sentenza della Cassazione abbia espressamente chiarito che è da considerare parte di un processo chi sceglie di attivare un’azione di diritto: nessuno dei magistrati di Taranto lo ha fatto e quindi non essendo parte del procedimento penale non vi sono i presupposti perché il processo venga spostato.
Sentenze azzerate, dunque e l’inchiesta sul disastro ambientale generato dalla fabbrica rischia ora di finire in prescrizione.
Di seguito il commento del sindaco e presidente della Provincia di Taranto, Rinaldo Melucci, sulla decisione relativa al maxiprocesso di Appello “Ambiente Svenduto”.
«In qualità di sindaco e presidente della Provincia di Taranto, accolgo con profonda preoccupazione ed amarezza la decisione della Corte d’Assise d’Appello di trasmettere gli atti del maxiprocesso “Ambiente svenduto” al Tribunale di Potenza. Questo procedimento, che rappresenta una delle pagine più dolorose e significative della nostra storia recente, che deve essere considerato un simbolo della lotta della nostra comunità per la giustizia ambientale e la tutela della salute pubblica, torna interamente in discussione con il pericolo che la prescrizione possa cancellare buona parte dei reati.
La sentenza di primo grado, che aveva visto la condanna di 26 imputati, fra imprenditori, politici e manager dell’Ilva per il disastro ambientale che sarebbe stato causato dalla produzione industriale dello stabilimento siderurgico, era stata un passo fondamentale verso il riconoscimento delle responsabilità e la riparazione dei danni subiti dalla nostra città. Una città che sta ancora faticosamente, ma con orgoglio, cercando di svincolarsi da una monocultura industriale che ha fatto il suo tempo. Una città che sta affrontando un processo di transizione ambientale ed economica che è divenuto ineludibile, ma che rischia di fare ancora i conti con un passato che ritorna.
Ribadisco il mio impegno e quello dell’amministrazione comunale nel continuare a lavorare affinché le famiglie e i cittadini di Taranto vedano tutelato il diritto a un ambiente sano e sicuro.»