I fratelli Alfonso e Enzo Pisicchio ai domiciliari
I fratelli Alfonso ed Enzo, detto Roberto, Pisicchio sono finiti questa sera ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Bari che riguarda l’accusa di corruzione in relazione a tre appalti truccati
I finanzieri del Comando Provinciale di Bari stanno dando esecuzione a Bari e provincia a un’ordinanza applicativa di misure cautelari personali nei confronti di 7 persone (1 in carcere, 4 agli arresti domiciliari, 2 destinatarie del divieto di esercitare le attività professionali per 12 mesi), emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari del locale Tribunale, su richiesta di questa Procura della Repubblica.
I fratelli Alfonso ed Enzo, detto Roberto, Pisicchio sono finiti questa sera ai domiciliari nell’ambito dell’inchiesta della Procura di Bari che riguarda l’accusa di corruzione in relazione a tre appalti truccati.
Proprio oggi, a poche settimane dalla nomina, Alfonso Pisicchio, leader di Senso civico ed ex assessore regionale nella scorsa legislatura, aveva lasciato l’Arti, l’agenzia regionale per la tecnologia e l’innovazione.
La Giunta regionale ha, dunque, nominato come commissario straordinario Cosimo Elefante, dirigente regionale, Rtd (Responsabile della transizione al digitale) della Regione Puglia.
I reati che vengono contestati all’ex assessore regionale insieme ad altre 6 persone, di cui 1 in carcere, 4 agli arresti domiciliari e 2 destinatarie del divieto di esercitare le attività professionali per 12 mesi, sono corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti”.
A finire carcere è finito Cosimo Napoletano, mentre ai domiciliari anche il dirigente comunale Francesco Catanese e l’imprenditore Giovanni Riefoli. Interdizione dall’attività professionale per Vincenzo Iannuzzi e Grazia Palmitessa. L’ordinanza è firmata dal gip Ilaria Casu su richiesta del pm Claudio Pinto.
Le persone destinatarie del provvedimento cautelare sono indagate (accertamento compiuto nella fase delle indagini preliminari che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa), a vario titolo, per le ipotesi delittuose di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, corruzione per l’esercizio della funzione, truffa, truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche, falsità materiale, turbata libertà degli incanti ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
È, altresì, in corso il sequestro dei beni nella disponibilità di 2 dei soggetti indagati per un valore complessivo di circa 800.000 euro.
L’odierna operazione costituisce l’epilogo di un’articolata attività di indagine, coordinata da questo Ufficio giudiziario e delegata al Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari, scaturita da alcune dichiarazioni rese da un dirigente pubblico, condotta mediante il ricorso a indagini tecniche, analisi dei tabulati telefonici, servizi di osservazione, controllo e pedinamento, perquisizioni, riscontri documentali, escussioni in atti e accertamenti patrimoniali, che hanno consentito di acquisire un grave quadro indiziario in ordine alla commissione di plurimi reati contro la Pubblica Amministrazione, il patrimonio, la fede pubblica e nel settore tributario.
In particolare, secondo l’impostazione accusatoria accolta dal G.I.P. (allo stato, fatta salva la valutazione nelle fasi successive con il contributo della difesa) le investigazioni avrebbero permesso, tra l’altro, di dimostrare:
- La predisposizione da parte di un broker assicurativo, in concorso con altri soggetti, di polizze fideiussorie false, successivamente prodotte ai competenti uffici regionali, a beneficio di numerosi imprenditori richiedenti l’autorizzazione allo svolgimento di attività estrattiva nelle cave. In tale contesto, sarebbe, altresì, emerso l’utilizzo di polizze false, da parte di due ulteriori società, in procedimenti amministrativi funzionali a ottenere finanziamenti, erogati dalla Regione Puglia, nell’ambito di programmi di investimento e di agevolazioni alle imprese;
- La turbativa della gara d’appalto bandita dal Comune di Bari per l’affidamento delle attività di supporto alla gestione e riscossione volontaria e coattiva della TARSU/TARES/TARI, dell’ICI/IMU, aggiudicata nel settembre del 2019, con importo a base d’asta di euro 5.526.950;
- In tale contesto, sarebbero altresì emerse condotte corruttive, poste in essere da pubblici ufficiali in concorso con soggetti privati, funzionali a favorire un Raggruppamento Temporaneo d’Imprese (RTI), risultato poi vincitore. Più in dettaglio, il RUP avrebbe curato la predisposizione del bando confezionandolo ad arte in modo da attribuire un minor peso all’offerta economica rispetto a quella tecnica, ricevendo in cambio da un imprenditore barese l’utilità rappresentata dall’assunzione della moglie. Inoltre, un componente della commissione di gara avrebbe ottenuto analoga promessa per il figlio con l’intermediazione di due esponenti politici locali (fratelli) a loro volta destinatari di ulteriori utilità dal suddetto imprenditore (denaro, assunzioni, promesse di assunzioni ed il finanziamento illecito al partito) per l’opera di intermediazione svolta consistita, tra l’altro, nell’assicurare ed agevolare lo scambio di informazioni sensibili sulla procedura.
Gli esiti dell’attività d’indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza del costante impegno profuso da questa Procura della Repubblica – in sinergia con il Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Bari – nel contrasto ai reati commessi dai pubblici ufficiali, a tutela della legalità e del buon andamento della Pubblica Amministrazione, nonché per affermare la meritocrazia e la sana concorrenza tra le imprese, a vantaggio della qualità dei servizi offerti e delle opere realizzate.