I “Dialoghi di Adriana”: terzo appuntamento presso la Fondazione Palmieri di Lecce

I “Dialoghi di Adriana”: terzo appuntamento presso la Fondazione Palmieri di Lecce

Nel terzo appuntamento del ciclo di incontri “I Dialoghi di Adriana”, che si terrà il 31 gennaio, ore 18.00, presso la Fondazione Palmieri di Lecce, la senatrice Adriana Poli Bortone dialogherà con il dottor Claudio Scamardella, giornalista e saggista, per oltre dieci anni direttore del Nuovo Quotidiano di Puglia.

Tema del dibattito, moderato dal dottor Vincenzo Maruccio, caposervizio del Nuovo Quotidiano di Puglia, sarà “Italia o divisa o diseguale: le colpe del Nord, le colpe del Sud”. «La questione del Mezzogiorno – dichiara il professor Michele Donno, responsabile provinciale del settore cultura di IoSud – torna periodicamente all’attenzione del mondo politico e della cultura, aggiungendo alle antiche tematiche problemi nuovi, legati all’evoluzione della società italiana e del sistema internazionale. Il processo di globalizzazione e le complesse dinamiche economiche e sociali che lo caratterizzano hanno acuito le permanenti difficoltà del Mezzogiorno, evidenziando, inoltre, il corto respiro dei precedenti tipi di intervento, legati ad una visione dell’autonomia regionale, dimostratasi, soprattutto per le carenze delle classi dirigenti meridionali, molto particolaristica e provinciale. A questa carenza di cultura politica dei governanti del Sud, si è poi aggiunta la diffusione di altri nuovi miti originati dalle elaborazioni, seducenti quanto fallaci, prodotte da movimenti e intellettuali dell’antagonismo politico e culturale, sostenitori – giustamente – di una decisa valorizzazione delle culture locali ma – ed è questo, a mio avviso, l’errore – in contestazione e in forte opposizione agli inevitabili processi di globalizzazione. Tutto ciò ha finito per rallentare, e in alcuni casi interrompere, il difficile percorso di adeguamento di tante realtà meridionali ai processi internazionali dell’economia e della cultura. Autonomismo politico – divenuto presto particolarismo dello spreco e delle clientele – e isolazionismo culturale – con il mito del ritorno al passato ed alle tradizioni locali – hanno rappresentato i caratteri della nuova visione del meridionalismo alla moda. Da ciò è scaturita una considerevole pubblicistica, che in parte riprende gli antichi luoghi comuni della recriminazione, soprattutto nei confronti del Nord, in parte aggiunge nuovi motivi di discussione, quali la necessità di un’autocritica radicale sul passato antico e recente, premessa per un’auspicabile quanto difficile ripresa. Nuovi processi investono il Sud, con un esodo di decine di migliaia di giovani, che appare radicalmente diverso dagli esodi del passato. Per questo problema, il ritardo di comprensione da parte della classe politica ed intellettuale risulta dovuto al permanere di vecchie categorie interpretative. Prima fra queste la convinzione che la mobilità dei “cervelli” – la cosiddetta “fuga dei cervelli” – sia un male da combattere, piuttosto che un processo da favorire e migliorare – alla luce degli imponenti processi di internazionalizzazione della politica e della cultura – e a cui affiancare politiche efficaci che creino le condizioni per un “ritorno dei cervelli” meridionali una volta formatisi nei centri di eccellenza sparsi per il mondo»