I sapori del passato riaffiorano nella Sagra te li piatti te na fiata dal 21 al 23 agosto a Castri di Lecce
Il 21, il 22 e il 23 agosto è attesa a Castri di Lecce la quarta edizione della Sagra te li piatti te na fiata.
La sagra, organizzata dalla Pro Loco locale e ospitata in via Pascoli, recupera dal passato le tradizioni della cucina tipica salentina coi suoi gusti semplici, genuini, gustosi e senza tempo. Gli stand gastronomici proporranno, quindi, piatti come: maccarruni fatti a casa, muersi fritti, fae nette cu le cicore creste, pignata te pasuli, pittule e pappaiottule.
Quest’ultimo, piatto tipico certificato DE.CO., è una ricetta della cucina povera che si crea con pochi ingredienti che si trovano sempre in casa, vale a dire pane raffermo, uova e formaggio, per un risultato a dir poco appetitoso.
Alle specialità della cucina salentina di una volta si accompagnano, nei tre giorni, tanta musica, divertimento e spensieratezza.
Lunedì 21 agosto, per l’apertura della sagra, saliranno sul palco i Scazzacatarante, progetto musicale che nasce nel 1998 a Galatina, culla del tarantismo, da un gruppo di amici che vogliono portare avanti la tradizione popolare salentina in musica. Al ritmo della pizzica-taranta, la band si è fatta conoscere ovunque, ed è pronta a far ballare anche via Pascoli a Castri di Lecce.
Martedì 22, poi, è la volta di Cantierisuoni Popolari, collettivo fondato nel 2023 da un nucleo di musicanti ancorati alla musica popolare salentina e non. Un nuovo progetto musicale che avrà molto da raccontare in musica!
Mercoledì 23 agosto, infine, la sagra si conclude con i suoni degli Altafrequenza, band che ripercorre tutte le più famose e coinvolgenti hit italiane partendo dagli indimenticabili anni 70 fino ai giorni nostri, dal passato al presente.
Cosa può esserci di meglio del buon cibo, coi sapori di un tempo, associato alle sonorità trascinanti della pizzica e della musica italiana? Il divertimento è assicurato assieme anche a quella meraviglia che si proverà ad ogni boccone e che farà esclamare: “Ah, com’erano buone le cose di una volta”.