Di’ una bugia una volta e ripetila sempre: diventerà verità. Sembra il motto cui si ispira costantemente l’amministrazione comunale di Lecce che si attribuisce ripetutamente meriti che non ha. Questa volta l’intento è fallito di fronte all’evidente verità. Il sindaco tenta di mascherare l’evidente incapacità di gestire il castello di Carlo V come un obiettivo raggiunto: quello semmai di far pagare un ticket anche per la visita di questo splendido monumento. Sono lontani i tempi in cui la sinistra sbraitava e sbatteva i pugni sui banchi dell’aula consiliare per affermare il diritto dei cittadini di usufruire gratuitamente di sale, piazze, teatri e quant’altro. Più intellettualmente onesto sarebbe stato confessare apertamente di non aver saputo offrire nessuna capacità gestionale dell’immobile, “liberato” si fa per dire, dalla bella produzione pittorica generosamente donato dall’artista Ercole Pignatelli, privato di eventi internazionali che videro tra l’altro un importantissimo incontro sull’ambiente con il ministro Matteoli ed autorità del settore venute da ogni parte del mondo; impoverito di incontri culturali come quelli organizzati dall’amministrazione comunale dell’epoca con la regia del prof. Gianni Donno, intristito dall’assenza di manifestazioni nazionali come Fior di Barocco, privo di eventi annuali come Art Women preziosamente curato da Marina Pizzarelli, le riuscitissime stagioni teatrali al teatro Paisiello. Di cosa c’è di essere fieri? Della rinuncia alla gratuità della fruizione dei beni? Della riconosciuta mancanza di visione della politica dei beni culturali? L’assessore alla cultura con buona volontà ha tentato di coprire le falle, ma il primo cittadino con le sue dichiarazioni imprudenti ha messo a nudo la realtà di un’amministrazione da lui guidata che ha saputo solo infierire sui cittadini con l’aumento delle tasse, impoverire anche esteticamente la città, produrre ticket su tutto, aumentare persino il costo della fruizione dell’open space comunale, oggi passata da 80 euro a 150. Il tutto senza creare servizi con i proventi della cassa di soggiorno. Il Re è nudo e la minoranza ringrazia in attesa ormai del 2024.
Adriana Poli Bortone