Appuntamento mercoledì 22 marzo (sipario ore 21) al Teatro Paisiello di Lecce con “I figli della frettolosa” della compagnia Berardi Casolari per la stagione teatrale 2022-2023 del Comune di Lecce in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese.
Protagonisti Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari in uno spettacolo che affronta il tema della cecità e del significato più ampio che ha oggi la parola “vedere”. Nata nel 2003, dopo l’incontro sulla scena nel 2001 tra l’attore pugliese non vedente Gianfranco Berardi e l’attrice emiliana Gabriella Casolari, la compagnia da sempre mette in scena opere originali di drammaturgia contemporanea scritte dagli stessi fondatori. La loro poetica teatrale si muove tra il teatro tradizionale e quello più sperimentale e innovativo in cui la miseria del vivere diventa spunto comico e la leggerezza il veicolo per la riflessione. In “I figli della frettolosa”
Fino al 13 marzo è attiva la call per partecipare al laboratorio propedeutico (dal 17 al 22 marzo nell’ex Convento degli Agostiniani) dedicato ad attori e allievi attori vedenti e a persone non vedenti o ipovedenti. I partecipanti prenderanno parte al lavoro di costruzione dello spettacolo e parteciperanno direttamente alla messa in scena dello stesso.
Il laboratorio inizierà il 17 marzo e terminerà il 22 marzo, tutti i giorni fino al debutto, per circa 5 ore al giorno nel pomeriggio. Iscrizione gratuita. Info e prenotazioni a info@berardicasolari.it / 320.5626356.
La scelta di questo spettacolo nasce dal desiderio del Comune di Lecce e del Teatro Pubblico Pugliese di “abbracciare” il pubblico con spettacoli che mettono al centro la parola “inclusione”, per un teatro che accoglie, diventando la casa in cui ciascuno può essere libero di essere se stesso e di sentirsi a proprio agio, senza barriere, dimostrando, anche attraverso le scelte fatte, come il linguaggio teatrale sia in grado di valicare tutte le differenze rendendosi accessibile a tutti, sempre.
Ed ecco, quindi, che in occasione dell’appuntamento del 22 marzo prossimo sarà disponibile anche un’audiodescrizione dello spettacolo per i non vedenti, attraverso l’uso dell’applicazione “Converso” scaricabile sul proprio cellulare. Lo spettatore che vorrà usufruire del servizio dovrà portarsi smartphone e cuffie. La sera dello spettacolo sarà fornito un QRCODE per il collegamento.
SCHEDA SPETTACOLO
Compagnia Berardi Casolari / Fondazione Luzzati Teatro della Tosse
Gianfranco Berardi, Gabriella Casolari
I FIGLI DELLA FRETTOLOSA
con Gianfranco Berardi, Gabriella Casolari, Ludovico D’Agostino, Matteo Rocco Carbone, Silvia Zaru
testo e regia Gabriella Casolari e Gianfranco Berardi
e con il coro di attori non vedenti e ipovedenti del laboratorio
Con il contributo dell’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti
Con il sostegno di Sardegna Teatro, Teatro dell’Elfo, Istituto dei Ciechi di Milano
Con il sostegno di Sardegna Teatro, Teatro dell’Elfo, Istituto dei Ciechi di Milano
I figli della frettolosa è uno spettacolo che affronta il tema della cecità e del significato più ampio che ha oggi la parola “vedere”. In un mondo ipereccitato dal bombardamento di immagini e suoni, che sempre più neutralizzano i nostri sensi forti, vista e udito, l’attenzione dell’individuo è sempre più distante dalla vera conoscenza dell’essere, dell’esistenza. Il punto di vista qui è allora quello di un cieco, di chi guarda ma non vede, percependo la realtà circostante in modo differente. La cecità è messa in scena allo stesso tempo come esperienza di vita reale, fisica, e come concezione metaforica, sinonimo di una miopia sociale ed esistenziale che ci riguarda in prima persona. Anche questa volta la riflessione sul contemporaneo parte dalle esperienze personali di Gianfranco Berardi e Gabriella Casolari, dall’osservazione e dall’ascolto della realtà che li circonda ma, a differenza dei precedenti lavori, i ciechi in scena questa volta saranno molti. Bastoni bianchi e occhiali scuri, andatura traballante e movimenti timorosi, ma anche ostinazione, entusiasmo, desiderio di rivalsa: un coro di ciechi come emblema di umanità, allegoria di una società smarrita e insicura, mai arrendevole.